La nostra associazione è dedicata a Nicola "Marco" Badaloni (1924 - 2005)
La scienza critica unisce la conoscenza del reale alla capacità di mutarlo dando ordine, per esempio probabilistico, a ciò che appare caotico e disordinato. Sta qui il senso politico dell’incontro tra scienza e filosofia; meglio sarebbe dire tra le due culture e coinvolgervi anche l’arte nelle sue diverse forme.
Da “ L’infinito come coscienza utopica” in margine al Convegno “ L’infinito nella scienza” Febbraio 1986
Nicola Badaloni ha ricevuto la sua formazione attraverso il pensiero di Croce, Calogero e Luporini, figure che hanno profondamente influenzato il suo percorso intellettuale. Dopo la Resistenza, si impegna direttamente nell’agone politico e civile, ricoprendo il ruolo di Sindaco di Livorno per due legislature e mezzo. La sua attività si estende anche nel campo dell’educazione, dove ha formato numerose generazioni di studenti, sia come professore che come Preside della Facoltà di Lettere a Pisa. Inoltre, la sua influenza intellettuale lo porta a presiedere l’Istituto Gramsci, segnando una tappa importante del suo impegno nel campo della cultura.
Studioso della filosofia italiana, da Giordano Bruno ad Antonio Gramsci, Badaloni ha rivolto il suo interesse anche all’analisi dei movimenti sociali e politici di Livorno tra il Risorgimento e il Fascismo, un ambito che gli ha permesso di esplorare le radici di molte dinamiche politiche e sociali italiane. Il suo interesse si estende, inoltre, all'indagine sulla portata civile del pensiero scientifico, esaminando il contributo di grandi italiani, come Bruno, Galilei e Giovanni Conti, che nel corso di tre secoli hanno arricchito la tradizione scientifica e filosofica del nostro paese.
In questo modo, Badaloni ha contribuito in maniera significativa a rivelare il carattere fortemente laico della stagione filosofico-scientifica italiana, un aspetto che si caratterizza per il suo intento divulgativo e per la sua capacità di rendere accessibili temi complessi a un ampio pubblico. Il suo lavoro ha quindi avuto un impatto profondo sia sul piano accademico che su quello civile e politico, facendo di lui una figura di riferimento per la cultura italiana del Novecento.